Daniele Semeraro

Giornalista

Aspettando la rivolta dei giovani


Aspettando la rivolta dei giovani

Non condivido al 100%, ma di certo questo articolo di Curzio Maltese fa molto riflettere

 

Ma perché questi ragazzi non si ribellano?

A chi serve andare avanti così?

Essere giovani in Italia significa ormai rinunciare alla dignità del vivere. Il lavoro, quando c’è, fa schifo, è precario e sottopagato. Ma sempre più spesso non c’è. Gli hanno raccontato che con la flessibilità non vi sarebbe stata disoccupazione e se la sono bevuta, incredibilmente: hanno condiviso il finto liberismo dei padroni e sono diventati schiavi. Il risultato è che un giovane su tre è disoccupato. Comunque anche i fortunati, si fa per dire, con lo stipendio non riescono a mantenersi e devono pescare dalla borsetta di mammà, come cantava Carosone.

Ora si berranno forse la favola che la colpa di tutto è dei lavoratori più anziani, dei loro diritti acquisiti. Ma quei diritti le generazioni precedenti se li sono conquistati al prezzo di lotte durissime, mica abboccando alle balle dei presidenti di Confindustria o dei miliardari prestati alla politica.

L’Italia è un Paese di vecchi che odiano i giovani e le donne. Ma giovani e donne votano per una classe dirigente di uomini vecchi e quindi il cerchio si chiude.

Il progressivo rimbecillimento della nazione si compie senza conflitti generazionali.

Da giovane detestavo chi parlava di «giovani», senza distinguere, perché i «giovani» naturalmente non esistono come categoria. Eppure quanto avviene da noi nel rapporto fra generazioni merita attenzione, perché non accade altrove. Non esiste un Paese europeo dove il governo possa tagliare fondi all’istruzione senza provocare rivolte di piazza. I giovani europei sanno benissimo che l’unica speranza di avere un futuro nel mondo globalizzato consiste nel ricevere una buona formazione in scuole e università di eccellenza.

Ora da noi le scuole pubbliche non hanno i soldi per la carta nei cessi e le università se la battono nelle classifiche internazionali con l’Africa. Ebbene il governo demolisce quel poco che rimane e gli studenti stanno zitti e buoni. Ad aspettare che cosa? Un lavoretto per l’estate e un altro per l’autunno? A prendersela con gli immigrati?

In Italia non esiste sostegno ai giovani disoccupati, non esiste una politica della casa per le nuove coppie. Tutto è delegato a mammà e papà. Vi sta bene? Si fa davvero fatica a capirvi. Certo, tutta quella televisione assunta fin dalla prima infanzia deve aver fatto parecchio male.

Ma, insomma, ragazzi svegliatevi, non fidatevi di delegare a qualche furbastro la protesta, scendete in piazza, fate qualcosa, arrangiatevi. Oppure smettetela di arrangiarvi. Che cosa avete da perdere?

(Curzio Maltese)


2 risposte a “Aspettando la rivolta dei giovani”

  1. Avatar Angelo

    Cos’è che non condividi?

    Io cambierei solo “tutta quella televisione assunta fin dalla prima infanzia deve aver fatto parecchio male” con “tutto quel benessere diffuso fino a pochi anni fa e ora rosicchiato pian piano dalla crisi deve aver fatto parecchio male”, contribuendo a far venir su una generazioni di giovani che si accontenta (o si arrangia, dipende dai punti di vista).

    E poi ci sono tanti libri che remano a favore delle considerazioni di Curzio Maltese, su tutti quello di Boeri e Galasso, “Contro i giovani” (per non dimenticarne nessuno, rimando a questo “post bibliografico”: http://maracinque.wordpress.com/2010/04/22/scaffali-precari/!).

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