Daniele Semeraro

Giornalista

Perché oggi scenderò in piazza al “No Berlusconi Day”


Vi siete mai chiesti da dove provenga, in italiano, la parola “candidato”? Viene dal latino candidatus, che per gli antichi romani era colui che aspirava a una carica dello stato, e compariva vestito in pubblico con una toga candida, appunto, a simboleggiare onestà e purezza d’animo. Sono passati duemila anni e i tempi sono cambiati. Ma, purtroppo, nella stragrande maggioranza di paesi del mondo continua ad essere in vigore questa regola, spesso non scritta. Che chi ha processi pendenti non deve aspirare a cariche pubbliche, e chi è indagato o – peggio – è stato condannato, si deve dimettere da queste cariche.

In Italia, invece, non funziona così. Nella XV legislatura, solo per fare un esempio, figuravano – secondo l’inchiesta “Onorevoli Wanted” (2006) di Peter Gomez e Marco Travaglio – almeno 25 pregiudicati, 26 imputati, 19 indagati. E adesso, probabilmente, la situazione è anche peggiorata.

È per questa semplice ragione che oggi scenderò in piazza a Roma, speriamo con altre centinaia di migliaia di persone, per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In lui infatti s’incarna la principale anomalia italiana: un presidente del Consiglio, che rappresenta tutti noi nel nostro Paese e all’estero, indagato in diversi processi e citato addirittura da alcuni pentiti di mafia. Di certo le dimissioni non arriveranno. Ma intanto si scende in piazza, ancora una volta.

“A noi non interessa – si legge nell’appello a partecipare alla manifestazione – cosa accade se si dimette Berlusconi e riteniamo che il finto ‘Fair Play’ di alcuni settori dell’opposizione costituisca un atto di omissione di soccorso alla nostra democrazia del quale risponderanno, eventualmente, davanti agli elettori. Quello che sappiamo è che Berlusconi costituisce una gravissima anomalia nel quadro delle democrazie occidentali – come ribadito in questi giorni dalla stampa estera che definisce la nostra ‘una dittatura’ – e che lì non dovrebbe starci, anzi lì non sarebbe nemmeno dovuto arrivarci: cosa che peraltro sa benissimo anche lui e infatti forza leggi e Costituzione come nel caso dell’ex Lodo Alfano e si appresta a compiere una ulteriore stretta autoritaria come dimostrano i suoi ultimi proclami”.

“Non possiamo più rimanere inerti – si legge ancora – di fronte alle iniziative di un uomo che tiene il Paese in ostaggio da oltre 15 anni e la cui concezione proprietaria dello Stato lo rende ostile verso ogni forma di libera espressione come testimoniano gli attacchi selvaggi alla stampa libera, alla satira, alla Rete degli ultimi mesi. Non possiamo più rimanere inerti di fronte alla spregiudicatezza di un uomo su cui gravano le pesanti ombre di un recente passato legato alla ferocia mafiosa, dei suoi rapporti con mafiosi del calibro di Vittorio Mangano o di condannati per concorso esterno in associazione mafiosa come Marcello Dell’Utri”.

Per questo, secondo gli organizzatori, il signor B. “deve dimettersi e difendersi, come ogni cittadino, davanti ai tribunali della Repubblica per le accuse che gli vengono rivolte”.


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