Daniele Semeraro

Giornalista

L'ultima canzone di Pandora



“Gentile ascoltatore di Pandora, oggi abbiamo una notizia molto triste da condividere con te: a causa di problemi derivati dalle leggi internazionali sul copyright siamo costretti a chiudere l’accesso al servizio di streaming di Pandora a tutti gli utenti che non si colleghino dagli Stati Uniti”. Inizia così la lunga lettera inviata da Tim Westergren, fondatore di Pandora, agli utenti registrati e non americani.

“Negli Stati Uniti – continua la lettera – c’è uno statuto federale che ci permette di trasmettere musica in streaming. Purtroppo, però, non esiste alcuna legge equivalente negli altri stati e non esiste un’organizzazione sovranazionale che ci permetta di trasmettere legalmente”. Pandora è sempre stato un sito riservato solo agli utenti statunitensi, anche se per aggirare il controllo il metodo era molto semplice: in fase di registrazione bastava inserire un Cap (Zip Code) Usa (come il celebre 90210, ad esempio). Ora, invece, il controllo avverrà in base all’indirizzo Ip dell’utente. Attualmente Pandora è ancora “libero per tutti”, ma il blocco inizierà a partire dalle prossime ore.

La decisione, molto sofferta e criticata, è arrivata dopo numerose petizioni e iniziative, tra cui Save Internet Radio. Ma non c’è stato niente da fare. Inevitabili, in rete, le polemiche per l’ennesima iniziativa volta a bloccare i servizi di audio streaming. Un’inizativa che contribuirà molto probabilmente solo ad accrescere sentimenti negativi verso le major discografiche e le società come la Riaa (Recording Industry Association of America) o la Siae E poi, ci chiediamo, quante persone pensano di bloccare, considerato che ottenere un indirizzo Ip contraffatto è un gioco (quasi) da ragazzi? Solitamente bloccare o vietare qualcosa rischia di provocare l’effetto contrario.


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