Daniele Semeraro

Giornalista

I provider s’intromettono nell’home-page di Google per raggiungere i propri utenti. Ma tutto questo è legale?

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Per la maggior parte di noi i provider (Alice, Fastweb, Libero, etc…) non sono altro che intermediari tra il computer e la Rete. Paghiamo la nostra bolletta mensile, a volte utilizziamo la casella e-mail che ci viene da loro fornita, ma rimangono società abbastanza marginali (correggetemi se sbaglio) nella nostra “internet-experience”. Purtroppo, da parte loro, i provider non vogliono fare la parte degli “intermediari stupidi”, ma vorrebbero cercare di coinvolgere di più i propri utenti, magari offrendo loro servizi a pagamento.

Ebbene, il provider canadese Rogers sta testando un nuovo sistema (diciamolo subito: molto invasivo!) per inserire messaggi personalizzati e destinati all’utente nella parte alta dell’home-page di Google (ricordiamo che la home page di Google è forse il sito più utilizzato anche come pagina iniziale dei browser). Nell’immagine che ho messo sopra a questo post (ma qui la vedete ingrandita) potete vedere esattamente a cosa mi sto riferendo.

Nell’immagine, in particolare, Rogers ha inserito un messaggio abbastanza grande nella home page di Google per avvisare l’utente che sta per raggiungere il limite mensile del suo account. In molti si stanno schierando contro questa invasione della privacy e contro questo inserirsi all’interno delle pagine di altri siti. Per comunicare all’utente, non basterebbe far aprire una finestra di pop-up non appena si apre il browser? Non è tutto: sono in molti a ritenere che con questa invasione delle pagine di Google è come se il provider decidesse di essere più importante del nostro lavoro online.

Un portavoce di Rogers si è limitato a confermare che il provider sta effettuando nuovi esperimenti per comunicare con gli utenti e che questi avranno maggiori vantaggi nel ricevere questo tipo di comunicazioni in maniera così immediata, ma sono molte le voci (autorevoli e meno famose) della blogosfera che si stanno scagliando contro questa novità. Che, diciamolo, rischia di creare un bel precedente che potrebbe presto essere utilizzato dai provider per propinarci pubblicità. Che ne pensate? Ritenete questo uno strumento utile, oppure solo un’invasione del proprio lavoro?


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