Daniele Semeraro

Giornalista

Il PageRank di Google? Funziona proprio come il nostro cervello

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Abbiamo letto da un sacco di parti che Google, spesso, si comporta con un secondo cervello, o una “memoria di backup” per tanti di noi. Ma forse non era proprio uno scherzo. Le più recenti ricerche che indagano come il cervello umano richiami dalla memoria le informazioni suggeriscono che il processo è molto simile a quello che porta Google ad assegnare, a ogni sito, un PageRank.

In particolare, PageRank guarda alla popolarità dei siti, non solo in termini di quanti link un sito riceve, ma anche in termini di quanto sono popolari questi link. Quindi, ad esempio, essere linkati da un sito importante è molto meglio – paradossalmente – di essere linkati da dieci siti sconosciuti. Ebbene: il cervello si comporta proprio allo stesso modo, selezionando e gestendo le informazioni non in base alla loro popolarità “assoluta”, ma in base ai concetti collegati al concetto stesso.

Gli scienziati sono arrivati a questa scoperta dopo aver fatto esperimenti su alcuni volontari che dovevano ricordare circa cinquemila parole e hanno scoperto che il cervello basa gran parte della propria catalogazione sull’importanza dei collegamenti mentali semantici. Si tratta di una scoperta interessantissima nel campo dell’intelligenza artificiale: un campo in cui gli scienziati stanno facendo sforzi davvero notevoli per riuscire ad imitare il comportamento del cervello umano.

Incredibile pensare che un modello costruito appositamente per internet si adatti quasi perfettamente al cervello umano. Allora, appena il co-fondatore di Google Larry Page tornerà dalla luna di miele – ironizzano in molti – bisognerà mettersi subito al lavoro sul BrainRank. O sul PageBrain?


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