Daniele Semeraro

Giornalista

Bimbi-Like e viaggi motivazionali


Bimbi-Like e viaggi motivazionali

In ospedale per un litigio sul prosciutto, il viaggio di lavoro con prostitute, lo scureggione del bus e tante altre storie incredibili ma vere dal mondo

 

I SIMPATICI ISRAELIANI CHE CHIAMANO LA PROPRIA FIGLIOLETTA “LIKE”
Che Facebook sia il fenomeno del momento, lo spazio virtuale in cui tutto accade, il primo pensiero di tanti utenti internet ogni giorno è risaputo, lo leggiamo dappertutto. Forse non è risaputo che c’è gente che sta iniziando a impazzire per colpa del popolare social network. Lo dimostra una coppia israeliana di Hod Hasharon, cittadina a nord-est di Tel Aviv, che ha registrato all’anagrafe il figlio neonato con il nome di “Like”. Sì, proprio quel “Like” lì: il bottone che si preme su Facebook (in italiano tradotto con “Mi piace”) che serve per segnalare ai nostri amici che ci piace una frase, una foto, un video, una citazione e così via. L’impiegato comunale all’inizio è scoppiato a ridere, si aspettava uno dei classici nomi israeliani come Noa, Maya o Tamar. Invece no: i due “moderni” genitori hanno insistito: “La nostra figlioletta si deve chiamare Like Adler”. “Per noi è importante – hanno spiegato alla stampa – dare ai nostri figli nomi non comuni. Abbiamo già dato nomi particolari i nostri altri due figli, Dvash (“miele” in ebraico) e Pie (“torta”). Prima nel nostro Paese – continua – davamo nomi biblici ai nostri figli perché la Bibbia era l’icona dei tempi. Ora l’icona dei tempi è internet, e ci sembra giusto omaggiare la Rete”. Tutto bene, tutti contenti, dunque. Tranne, probabilmente, la piccola Like.

 

PROSCIUTTO TAGLIATO TROPPO FINO, IN QUATTRO IN OSPEDALE A LIVORNO
Qualcuno diceva che la ristorazione è l’unica cosa seria in Italia. Eccome se è seria: quattro persone sono finite in ospedale a Livorno in seguito ad un violento litigio sullo spessore delle fette di prosciutto San Daniele. Tutto è accaduto in un supermercato, quando una cinquantenne ha iniziato ad inverire contro il salumiere che le aveva tagliato le fette troppo sottili. A sua volta il “pizzicagnolo”, che rischiava di dover buttare tre etti di prosciutto, ha cominciato a utilizzare epiteti poco cortesi contro la signora (ma il cliente non ha sempre ragione?), prontamente difesa dal marito e dal figlio. In pochi minuti si è arrivati alle mani (ma non ai coltelli, per fortuna) e i quattro hanno iniziato a darsela di santa ragione. Solo l’intervento della polizia e di alcune ambulanze è riuscito a calmare gli animi.

 

COME MOTIVARE I DIPENDENTI IN TEMPI DI CRISI? CON UN VIAGGIO CON 20 PROSTITUTE
Con la crisi il lavoro si fa sempre più duro, i licenziamenti raddoppiano e chi ha la fortuna di trovarsi con un contratto a tempo indeterminato è costretto a faticare il doppio. Così una filiale del gigante tedesco delle assicurazioni Munich Re ha organizzato un “seminario motivazionale” per i propri dipendenti. Sì, molto motivazionale: un viaggio-premio alle terme di Budapest con 20 prostitute per i manager che hanno lavorato meglio. “Le nostre ricerche – spiega un responsabile dell’azienda – hanno accertato che una ventina di prostitute erano presenti durante una serata organizzata nel corso del soggiorno”, quindi confermando la notizia ma assicurando che i due manager che hanno organizzato l’incontro “hot” non lavorano più alla Munich. “Questa iniziativa – si legge ancora nel comunicato – costituisce una grave offesa alla linea della nostra società che non tollereremo”. Una serata, quella ungherese, studiata nei minimi dettagli: 20 prostitute nel famoso bagno termale Gellert che indossavano braccialetti di diverso colore per distinguersi dalle semplici hostess ma anche per essere “assegnate” ai più meritevoli: “Quelle con i braccialetti bianchi – ha raccontato un testimone – erano destinate ai manager ed ai migliori venditori”. Ma non solo: accanto alle terme erano stati sistemati dei letti dove ciascuno si poteva appartare. Di certo al ritorno la produttività aziendale sarà aumentata almeno del 50 per cento. O no?

 

SPARA ALLA LAVATRICE E ALLAGA CASA
Ok, ok ammettiamolo: a volte gli elettrodomestici, soprattutto se sono un po’ datati, ci fanno arrabbiare. Ma addirittura sparargli contro non è un’esagerazione? Probabilmente no, considerato che la situazione sarebbe potuta degenerare andando a finire molto peggio. Negli Stati Uniti, in Florida, una donna e il suo “futuro” ex-marito iniziano a litigare pesantemente. La storia è sempre la stessa: lei gli ha messo le corna con il vicino di casa e lui è arrabbiato e vorrebbe spaccare tutto. Casualità vuole che i due abbiano in casa due pistole per difesa personale. E così un po’ per atteggiarsi, un po’ perché erano veramente arrabbiati iniziano a sfidarsi. Lui provoca lei, lei provoca lui… a un certo punto uno dei due perde la pazienza e inizia a sparare. Ma non contro l’altro, bensì contro tutto ciò che gli capita a tiro: vetrine, vasi ming, pentole, bicchieri, frigorifero, lavatrice. Ma ecco che la lavatrice si ribella e inizia a “sputare” insieme acqua e sapone, tanto che in breve tempo tutto il piano terra della casa si ritrova allagato. Morale della favola, i due hanno passato una brutta mezz’ora tentando di spiegare alla polizia e ai vigili del fuoco come mai la loro cucina era tutta bucherellata di proiettili!

 

FA UNA PUZZETTA SUL BUS E VIENE SOSPESO
Qual è uno degli scherzi più gettonati sugli scuolabus alle scuole elementari e medie? Fare le puzzette, ovvio. Ma in Ohio, negli Stati Uniti, non hanno molto senso dell’umorismo per queste cose: un ragazzino di seconda media infatti ha perso il privilegio di poter utilizzare gli autobus gratuiti per la scuola proprio per aver fatto un simile (e terribile!) scherzo. Quella che poteva essere solamente una sgridata si è trasformata in una vera e propria multa, con tanto di provvedimento disciplinare, quando i genitori – allertati dal preside – si sono recati a scuola e hanno iniziato prima a ridere, poi – visto che la situazione si faceva seria – ad inveire contro di lui. “Non possiamo impedire a nostro figlio di trattenere il gas nella pancia per tutta la durata del viaggio casa-scuola scuola-casa, che è superiore a un’ora”, si è giustificato il padre, tra il serio e il faceto. Ma non c’è stato verso: il ragazzino è stato sospeso per alcuni giorni e da ora in poi dovrà essere accompagnato dai genitori o dovrà utilizzare un servizio privato di scuolabus a pagamento. Sul quale – immaginiamo – potrà fare tutte le scureggine che vuole!


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