Daniele Semeraro

Giornalista

I lavori più strani della storia


I lavori più strani della storia

Pensi di fare un lavoro brutto o alienante? È perché non hai ancora letto quali erano, nel passato, i lavori più strani. Ne passiamo in carrellata alcuni tra i più incredibili!

 

C’erano una volta il “puliscimerda”, ma anche “l’urinatore” o ancora il “bussafinestra”. Per non parlare dell’”organizzatore di orge”. Non stiamo inventando nulla: si tratta, infatti, di lavori incredibili (e, spesso, anche difficili da “digerire”) svolti realmente nel corso della storia. E in un momento di crisi economica non possiamo far altro che constatare: meno male che non esistono più… altrimenti in molti sarebbero costretti a fare colloqui per l’ambito posto di “addetto alla defecatio di questo o quel ministro” o di “bambino delle botte”. Leggete con calma l’articolo e poi non meravigliatevi se correrete dal vostro capo e lo abbraccerete, ringraziandolo per avervi dato un lavoro “normale”.

Iniziamo la nostra carrellata parlando del “bussafinestra”, un lavoro molto diffuso in Inghilterra e Irlanda durante la Rivoluzione industriale. Il “bussafinestra” non era altro che un uomo che si svegliava poco prima dell’alba e che, con un lungo bastone, andava a bussare alle finestre dei propri clienti… per svegliarli. Nell’epoca delle prime industrie e del lavoro come lo conosciamo noi, si trattava di un’occupazione di grande responsabilità: non ci si poteva più affidare al canto del gallo o al sorgere del sole, ma c’era bisogno di una sveglia molto più “performante”. Per ogni abitazione, il “bussafinestra” doveva aspettare che il cliente si affacciasse al balcone per confermare di essere sveglio; fin quando non riceveva l’ok, doveva continuare a bussare.

Decisamente più divertente era il lavoro di “pianificatore e organizzatore di orge”. Si trattava di un lavoro molto singolare, e probabilmente anche un po’ “sfigato”, permettetecelo: ai tempi degli antichi greci e degli antichi romani, un pianificatore di orge veniva infatti assoldato da ricchi signori che volevano organizzare feste, festini e banchetti (un lavoro – tra l’altro – che viene svolto anche ai giorni nostri, se ci pensate bene). Oltre a trovare ragazze e coppie per l’orgia vera e propria, il planner doveva occuparsi anche del cibo e della musica. Unico lato negativo del lavoro, se così si può dire: non si poteva partecipare alle feste ma bisognava restare all’ingresso della casa per sincerarsi che tutto procedesse per il meglio.

Parliamo ora dell’“urinatore”, che in realtà però è un lavoro molto meno sporco di quanto si possa pensare… solo molto faticoso! Gli “urinatori”, infatti, erano una specie di sub che lavoravano nell’antico porto di Ostia. Il nome proviene dal fatto che questi erano costretti a nuotare per molte ore in acque profonde, così che urinavano in continuazione a causa della forte pressione sull’addome. I nuotatori erano forniti solo di un recipiente con dell’ossigeno e di un filo che, collegato a una campanella in superficie, permetteva loro di essere ritirati su in mancanza di ossigeno. Il loro lavoro – importante quanto penoso – era quello di ripescare i cadaveri dal fondo del Tevere e del mare ma anche di spostare travi attrezzi di costruzione.

Un lavoro che, fin dai tempi dei romani, è continuato ad esistere fino almeno all’Ottocento è quello del “portatore delle lettighe per donne”: aveva il compito, importantissimo, di trasportare le donne in giro per la città in assenza del padre o del marito. Il portatore doveva essere gentile, elegante, ben vestito e soprattutto molto atletico e muscoloso. Le donne, infatti, spesso andavano prelevate dalla camera da letto, poi bisognava attraversare con la lettiga la casa, scendere le scale, affrontare le strade piene di pericoli. In più, bisognava riportare la donna a casa in perfette condizioni. Pena, ovviamente, la morte.

Torniamo all’epoca degli antichi romani, dove un lavoro difficile ma ben retribuito era quello del “clown dei morti”. Il pagliaccio si occupava di quella che oggi potrebbe essere chiamata la veglia funebre o la camera ardente. Veniva chiamato non appena moriva una persona, si recava a casa del defunto e, dopo essersi fatto raccontare per filo e per segno vita morte e miracoli dello stesso… si vestiva come lui e iniziava a danzare e ballare cercando di imitarlo. I romani, infatti, credevano che questa pratica placasse gli spiriti dei morti e portasse un po’ di sollievo ai parenti del defunto. Sembrerà strano, ma il clown era pagato per far sorridere le persone, e quindi non era insolito vedere una cerimonia funebre con pagliacci che facevano scherzi e battute per far ridere gli invitati.

Avete mai sentito parlare del “frustatore di cani”? In realtà non si tratta di un lavoro crudele, bensì di una figura che permetteva di ristabilire il silenzio e l’ordine in chiesa. Dovete sapere che nelle città importanti del centro Europa tra il sedicesimo e la fine del diciottesimo secolo, non era insolito trovare membri della nobità che andavano in Chiesa accompagnati dai loro cani domestici. Immaginate una Messa con decine e decine di cani: alcuni potevano iniziare ad abbaiare, a giocare, a conoscersi… o addirittura a “fare altro”. Ecco, allora, che entrava in gioco il “frustatore di cani”, pagato proprio da ogni chiesa: era colui che, spaventando l’animale o addirittura portandolo fuori, era impegnato a ristabilire l’ordine.

A proposito di fruste, ma questo è davvero un brutto lavoro, nel 1600 in Inghilterra erano molto famosi i “bambini delle botte”. Si trattava effettivamente di un brutto lavoro, ma farlo era davvero un onore. Qui c’è bisogno di una breve parentesi storica: il futuro erede al trono d’Inghilterra era considerato divino, per questo non poteva essere toccato in alcun modo. Ma come fare ad insegnare le buone maniere e la cultura a un bambino “speciale” senza potergli dare nemmeno uno schiaffetto quando si comporta male? Molto semplice: si prende un altro bambino e lo si punisce al posto del principe. In particolare, gli altri bambini che venivano puniti al posto del principe erano figli di nobili e di frequentatori della corte, che in cambio di questa crudele occupazione, potevano fruire della stessa educazione del principe. In linea di principio, il futuro re faceva amicizia con gli altri bambini e si impegnava a comportarsi bene in modo che questi non dovessero essere puniti al posto suo. A volte, invece, il futuro re – per vendicarsi di uno sgarbo o semplicemente per farsi quattro risate – si comportava male, facendo di conseguenza frustare gli altri bambini. Comodo, no?

I lavori che avevano a che fare con le feci, le malattie e la sporcizia erano purtroppo molti. Iniziamo parlando del “gimnasiarca” dell’antica Grecia. Si trattava di un lavoro di grande prestigio e responsabilità: il “gimnasiarca” aveva, infatti, lo scopo di pulire le ferite e la sporcizia e oliare e pulire il corpo degli atleti che partecipavano a gare di lotta. La pulizia comprendeva anche le zone più intime.

C’era poi lo “stercorario”, addetto a raccogliere “la cacca” prodotta da ogni famiglia porta a porta per poi portarle in campagna: lì le feci venivano poi comprate dai contadini, che le avrebbero utilizzate come concime. Il lavoro dello stercorario era molto diffuso in Grecia e a Roma, nonostante la città avesse un sistema fognario di ottimo livello: questo, infatti, non arrivava a coprire le zone più alte delle città, e nemmeno quelle periferiche.

Purtroppo l’attività di rimuovere le feci è rimasta per molti anni, ed è arrivata fino all’epoca dei Tudor. Qui i lavoratori “del settore” erano i veri e propri responsabili delle toilette di quartiere: una serie di buchi nel terreno dove i cittadini potevano fare i propri bisogni. Le toilette andavano pulite di giorno in giorno e, ogni tanto, bisognava pulire anche tutto quello che andava a finire all’interno degli enormi recipienti (non così diversi dagli attuali pozzi neri) posizionati sotto terra. Anche in questo caso gli escrementi venivano raccolti e venduti ai contadini. Il risvolto negativo di questo lavoro è che i responsabili di toilette sono stati, nel tempo, sempre più ghettizzati, e addirittura sono stati obbligati a vivere in zone apposite della città. Immaginiamo anche il perché.

C’erano poi “i cercatori dei morti”. Non si tratta del titolo di un film dell’orrore, ma di un vero e proprio lavoro: erano coloro che rimuovevano i cadaveri dei morti di peste, come descritto anche da Alessandro Manzoni nei “Promessi Sposi”. Una volta identificata la malattia, la casa in cui viveva la vittima veniva chiusa con delle assi di legno e la famiglia veniva messa in quarantena. Non si trattava, purtroppo, di un lavoro molto duraturo, diciamo che era “a tempo determinato”: frequentare case in cui girava la peste significava prendersi automaticamente la malattia. E forse, sì, a questo punto potremmo ribattezzarlo un lavoro dell’orrore.

Concludiamo in bellezza con il “giullare di compagnia della defecatio”. Si trattava di un servitore che, tra gli altri compiti, aveva quello di “presiedere all’ufficio reale della defecazione”: aveva il compito, dunque, di assistere alla defecatio del re o del signorotto locale e pulirgli le parti più intime. Molto spesso, pur di stare “alla corte del re”, molti figli di importanti gentlemen venivano mandati per un periodo a svolgere questo lavoro, che era molto ambito perché, appunto, si poteva avere il privilegio di assistere il re durante tutta la giornata.


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