Daniele Semeraro

Giornalista

Morire per un gioco erotico


→ Daniele Semeraro per lo Stivale Bucato

Non fa ridere, fa riflettere. Un uomo nel Bolognese ha perso la vita durante un assurdo gioco erotico. Secondo l’esperto, fatti simili sono in continuo aumento

Morire facendo l’amore. È incredibile, ma accade anche questo, e sempre più di frequente. L’ultimo spiacevole fatto è avvenuto nel Bolognese, e purtroppo siamo costretti a riportarvelo e a parlare (anche con l’aiuto di un esperto) dell’argomento… che da troppe persone e testate giornalistiche è considerato un tabù, e che invece potrebbe trasformarsi entro pochi anni in un vero e proprio allarme sociale.

Partiamo dai fatti: un uomo di trentuno anni è deceduto durante una pratica di “bondage”. La parola bondage, per chi non lo sapesse, in inglese significa “schiavitù” o “soggezione”, e sta ad indicare quelle particolari pratiche sessuali basate sulle costrizioni fisiche e realizzate con legature, corsetti, cappucci, bavagli, o più in generale sull’impedimento consenziente alla libertà fisica, di muoversi, di vedere, di parlare, di sentire.

Sembrerebbe qualcosa di assolutamente assurdo, ci sono invece persone a cui queste pratiche piacciono e che attraverso di esse provano piacere. Il problema, ovviamente, è quando il piacere si trasforma in una sofferenza estrema, e quindi anche nella morte. Il trentunenne in questione, infatti, è morto a causa delle lacerazioni provocategli alla gola (e quindi del conseguente soffocamento) dalla catena con cui un “amico” lo aveva legato a un albero. Gli accertamenti disposti dal Pm hanno escluso che sul corpo dell’uomo ci fosse la presenza di fratture o percosse indipendenti dalle lesioni provocate dalla catena; l’autopsia, inoltre, sembra escludere che il decesso sia avvenuto in seguito a un’azione violenta.

Per questo, tutte le piste degli investigatori portano alla versione del gioco erotico andato a finire male. Versione, tra l’altra, confermata anche dal medico legale. Per il decesso è stato arrestato un amico della vittima (sì, avete capito bene: un uomo morto e un altro arrestato “semplicemente” per un gioco erotico) con l’accusa di omicidio preterintenzionale. A far “crollare” l’indagato due versioni dei fatti completamente diverse date alle forze dell’ordine al momento dell’arresto e qualche giorno più tardi.

Abbiamo chiesto al sessuologo Willy Pasini di darci una mano a capire meglio questo strano fenomeno del bondage e della perversione sempre più estrema, che si starebbe espandendo a macchia d’olio. “Un uomo adulto su cinque ha comportamenti sessuali perversi”, spiega l’esperto. “C’è chi nega e non ammetterà mai – continua – di avere perversioni per paura di ledere la propria immagine, e c’è chi lo afferma a gran voce per creare proseliti”. Ma dove finisce il gioco erotico, e dove inizia la patologia?

“Gli uomini che hanno comportamenti devianti sono solitamente adulti, ma è molto difficile identificarli: “Non appartengono a nessuna classe sociale in particolare e a nessuna classe di età definita, possono anche essere anziani”. Fin quando si resta entro perversioni soft, i comportamenti non fanno male agli altri (come il fenomeno del “travestitismo”); il problema, invece, entra in gioco quando si tratta di “perversioni obbligate”, ossia necessarie per arrivare al piacere: “Il sesso si separa dalla procreazione e dal cuore, e si diventa schiavi delle proprie perversioni, che da soft diventano hard e scatta la patologia”.

Ultimamente è innegabile che, grazie anche al Web, le perversioni e gli incontri stiano aumentando a dismisura: basti considerare che anche la coppia bolognese si era conosciuta inizialmente in una chat su internet: “Il Web – conclude Pasini – ha sicuramente incrementato l’incontro tra chi ha in comune certi tipi di perversione, e permette di riunire chi ha tendenze hard e preferenze speciali. Tra l’altro c’è da aggiungere che il mondo virtuale e quello televisivo hanno esorcizzato certi comportamenti perversi, e li hanno utilizzati come messaggi commerciali, aiutando così le perversioni ad allargarsi a dismisura”.

Per concludere, e per citare un vecchio adagio: fate l’amore, non fate la guerra.


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