Daniele Semeraro

Giornalista

Allarme occupazione giovanile: "Calata del 3% in 11 anni"


L’indagine ministero del Welfare con Isfol, Istat e università “La Sapienza” di Roma. Il demografo Golini: “Riflettere sull’efficacia del sistema formativo”

Giovani, in calo le offerte di lavoro
ed è allarme disoccupazione

di DANIELE SEMERARO

ROMA – L’occupazione giovanile è calata del 3% in undici anni. Era, infatti, a più del 30% nel 1993 mentre si attesta al 27% nel 2004. Non è tutto: in Italia il tasso di disoccupazione tra i giovani è fra i più alti d’Europa, 23% rispetto al 15% della media europea. “Un dato significativo – ha dichiarato Saverio Gazzelloni, responsabile Istat dell’indagine – è quello dell’aumento degli inattivi (il cui 40% è costituito da giovani), ossia coloro che non sono disponibili a lavorare e neanche cercano un posto. Una scelta che, secondo noi, più che dallo scoraggiamento, negli ultimi tempi sembra essere determinata da un cambiamento ‘di strategia’, che tende a far prolungare la permanenza degli studi”. I risultati provengono dal volume “Nuove generazioni a lavoro”, edito dal ministero del Welfare ed è frutto di un lavoro di ricerca congiunto tra Isfol, Istat e Università “La Sapienza” di Roma.

Di qui al 2050, si legge nella ricerca, la popolazione adulta di età compresa fra i 55 e i 64 anni sarà esattamente il doppio di quella giovane fra i 20 e i 30 anni. Questa rapida ascesa della popolazione anziana a discapito di quella giovane è confermata anche dal dato che indica che fra il 2000 e il 2015 perderemo un milione di persone di età compresa fra i 20 e i 30 anni, pari a circa 100mila giovani in meno all’anno.

Di fronte a quest’invecchiamento della popolazione, i giovani dovranno sobbarcarsi il peso maggiore del mutamento: “Siamo in una situazione in cui, da una parte, l’Unione Europea ci chiede di attivare azioni per arrivare alla ‘società della conoscenza’ – spiega Lea Battistoni del ministero del Welfare – e, dall’altra, abbiamo giovani con un difficile passaggio al mondo del lavoro e una rivoluzione demografica che limita di molto l’espansione occupazionale delle giovani generazioni”. Per questo, ha aggiunto, anche a livello comunitario “il tema dell’occupazione giovanile è diventato rilevante negli ultimi anni. Basti vedere – ha aggiunto – che negli ultimi piani nazionali per l’occupazione di molti paesi, fra cui Francia e Danimarca, gli interventi a favore dei giovani sono un tema centrale”.

“La diminuzione della classe giovanile in Italia è molto più rapida che in altri paesi europei, come in Francia, e il nostro tasso di fertilità non fa certo pensare a un’inversione di tendenza” ha spiegato Antonio Golini, docente di Demografia alla “Sapienza” di Roma, che ha aggiunto che “il 27% di chi lavora dichiara di non percepire contributi previdenziali”, il che “la dice lunga sulla percezione che i giovani hanno del loro lavoro”.

Per il 50% degli intervistati, inoltre, la preparazione scolastica si è rivelata “poco” o “per niente” utile al lavoro: “Un dato – ha spiegato ancora Golini – che deve far riflettere sull’efficacia del sistema formativo, soprattutto universitario”.

(15 febbraio 2006)


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