Daniele Semeraro

Giornalista

Dario Fo diventa "dottore". "Ho aspettato più di Eduardo"



Il riconoscimento dell’Università “La Sapienza”, come autore di teatro tra i più rappresentati nel mondo. Il premio Nobel: “La politica non entri nell’arte”

Laurea honoris causa per Dario Fo
“Ho aspettato più di Eduardo”

“A Roma si vive dieci volte meglio che a Milano”. E su Andreotti non usa toni diplomatici: “Altro che uomo politico aperto, era un censore tragico”

di DANIELE SEMERARO

ROMA – “Ho aspettato più di Eduardo. Lui aveva 79 anni, io ne ho 80”. È questo il primo commento a caldo di Dario Fo dopo aver ricevuto, all’università “La Sapienza” di Roma, la laurea honoris causa in Arti e scienze dello spettacolo. “Ricevere la laurea qui alla Sapienza – ha spiegato al suo ingresso in tocco e toga accademica – mi riempie poi di un orgoglio particolare, visto che per tre anni ho insegnato qui arte teatrale”.

Il riconoscimento è stato conferito il giorno del settecentotreesimo anniversario dalla fondazione dell’Ateneo. Dario Fo “nella sua ampia produzione teatrale – si legge nella motivazione – ha dato vita a una graffiante visione satirica dei problemi della società contemporanea, reinventando per l’uomo di oggi la figura del giullare come fustigatore dei costumi e sopportando perciò assai spesso l’ostracismo delle istituzioni italiane”.

Parlando con i giornalisti all’uscita della stanza del rettore, il premio Nobel per la letteratura ha raccontato che all’estero più volte gli avevano chiesto quali riconoscimenti aveva avuto in Italia: “Chissà quante lauree, mi dicevano. E io mentivo, qualcuna. In realtà questa è la prima”.

Un riconoscimento, spiega Fo, che “in tanti abbiamo atteso con trepidazione e malinconia”, perché l’impressione era quella della “politica che entra nell’arte e ahimé la strozza”. Prima di iniziare la sua lezione magistrale, il principe dei giullari si è così soffermato sull’”intelligenza espressa dal ridere”: “I tempi sono quasi migliorati, chi faceva ironia verso un potente fino a poco tempo fa veniva cancellato dal luogo dove lavorava. Che non venga in mente al potente di centrosinistra di alzare il dito verso colui che fa ironia e satira. Per fare questo dobbiamo diminuire l’impatto della politica nelle cose della cultura, è necessario se vogliamo entrare nel novero dei paesi civili”.

Fo, poi, non ha rinunciato a un po’ di satira sulle elezioni, subito targate come “un dramma, una tragedia terribile” che porta con sé “grande ilarità”, perché sono stati proprio coloro che hanno inventato la legge che hanno provocato una vittoria “di misura”. Non è mancato poi un riferimento ad Andreotti, “altro che uomo aperto, sereno: posso testimoniare che era un censore tragico, il grigio più grigio di tutti i grigi possibili”.

Prima di tornare nella sua Milano, Fo si è anche lasciato andare a un complimento alla Capitale: “Qui si vive dieci volte meglio che a Milano, e credo proprio che il merito sia anche dell’amministrazione comunale. Milano una volta era una delle capitali europee della cultura, oggi c’è il vuoto assoluto”.

(3 maggio 2006)

(Nella foto: Dario Fo alla “Sapienza” di Roma)


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