Daniele Semeraro

Giornalista

Primo stop alla Moratti: Mussi ritira tre decreti


A 10 giorni dall’insediamento il neo-ministro ritira tre discussi decreti della Moratti. Poi annuncia: “Più soldi e più dialogo con studenti e professori”

Ecco le priorità del ministero Mussi
“Ricerca e atenei, servono più fondi”

Il viceministro Luciano Modica: “Ecco perché abbiamo bloccato i decreti”

di DANIELE SEMERARO

ROMA – A circa dieci giorni dall’insediamento del nuovo governo Prodi, Fabio Mussi, nuovo ministro della Ricerca e dell’Università (il dicastero è stato diviso da quello dell’Istruzione, dov’è andato Giuseppe Fioroni) è già a lavoro. Con una priorità: “Occorre subito incrementare le risorse, perché siamo alla metà o a un terzo di quello che spendono paesi a noi equivalenti”. L’Italia, prosegue “perde colpi e non riesce a valorizzare l’enorme potenzialità che ha”. Sottosegretari all’Università e alla Ricerca sono stati nominati Luciano Modica (senatore Ds ed ex-presidente della Conferenza dei Rettori) e Nando Dalla Chiesa (ex-senatore della Margherita e docente di Sociologia economica).

Tra gli obiettivi principali del nuovo ministero, quello di portare al 2% la percentuale del Pil destinata alla ricerca e all’università, che oggi è la metà: i fondi che vengono elargiti per il settore dell’istruzione “oggi sono troppo bassi – ha ribadito Mussi nel suo primo incontro pubblico all’università di Palermo – e bisogna spendere di più e soprattutto spendere bene. La spesa non può rimanere invariata”.

E che fare, poi, della tanto discussa legge Moratti? Il nuovo ministro per prima cosa ha deciso di ritirare tre tra gli ultimi decreti emessi. Il primo è quello che riguarda l’istituzione dell’Università di Studi Europei legalmente riconosciuta (non statale) “Franco Ranieri”, di Villa San Giovanni (RC) in attesa di “ulteriori valutazioni”. Il decreto era stato emesso il 16 maggio scorso dall’ex-ministro Moratti.

Poi è toccato al decreto 216 del 10 aprile scorso, “Definizione delle linee generali d’indirizzo della programmazione delle università per il triennio 2007-2009”, al cui interno, il punto riguardante le classi di laurea, rendeva totalmente autonome le università di sperimentare la nuova organizzazione delle classi. Infine è stato il turno di quello dell’11 aprile n. 217, “Individuazione dei parametri e dei criteri per il monitoraggio e la valutazione dei risultati dell’attuazione dei programmi nelle università”.

“Ho ritirato” i decreti emessi “negli ultimi giorni della legislatura”, spiega Mussi, per “riemetterli rapidamente, e tutte le classi di laurea partiranno dal 2007. Poi ho ritirato anche quello sulla programmazione triennale, perché avrebbe effetti collaterali indesiderati. Infatti, dei 175 milioni di euro previsti, una norma apparentemente inoffensiva attribuisce il 75% delle risorse al Nord, e specificatamente a Milano, e qui ci sono onde sospette, il 20% al centro Italia e solo il 5% da Roma in giù”.

Mussi, inoltre, ha detto di aspettarsi che, in base al terzo punto programmatico del governo Prodi, che prevede maggiori stanziamenti per università e ricerca scientifica, ci sia “un incremento delle risorse e una loro equa redistribuzione”. La situazione del finanziamento per la ricerca italiana secondo il ministero è “catastrofica”: “Oggi – fanno sapere – c’è una situazione di precariato simmetrica nel lavoro e nell’università. Bisogna organizzare la società e bisogna che nelle università ci sia meno precariato perché niente è più contrario alla scienza che il precariato”.

Tra le prime priorità anche quella di un viaggio nel mondo accademico per tastare con le proprie mani il malessere di professori, rettori e ricercatori e ascoltare la loro voce: “Ho sentito la necessità – spiega Mussi – di guardare a fondo nel mondo dell’università italiana” e da subito “inizia il mio viaggio tra ricercatori, docenti e studenti. E proprio agli studenti faccio un appello: dite la vostra e mettetevi in gioco, perché dall’università e dalla ricerca dipende il destino del nostro Paese e del Mezzogiorno. Visiterò tutte le università, non solo quelle più grandi. Non credo al riformismo dall’alto, occorre andare in giro, guardare le persone negli occhi, rettori, accademici, ricercatori. Entro qualche mese penso di poter presentare un piano più preciso di interventi legislativi e amministrativi ispirati al valore della libertà”.

(26 maggio 2006)

(Nella foto: Il neo-ministro dell’Università e della Ricerca Fabio Mussi)


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