Daniele Semeraro

Giornalista

Ecco Daisy, il robot che ricicla gli iPhone e aiuta il pianeta


Siamo volati in Olanda per visitare l’impianto dove è attivo uno dei nuovi robot di Apple in grado di smontare completamente e in pochissimi minuti uno smartphone, recuperando tutti i pezzi e tutti i materiali. Un robot che è parte integrante della strategia dell’azienda di Cupertino per la tutela dell’ambiente

Ogni anno vengono prodotti e acquistati milioni di nuovi smartphone, tablet, laptop, cuffie. E per ogni nuovo prodotto elettronico sempre più spesso vengono usati materiali estratti dalla natura come tungsteno, terre rare, cobalto, litio, zinco, andando sempre più a intaccare le risorse della Terra, che iniziano a scarseggiare. Come fare per evitare che, alla fine del ciclo di vita dei prodotti, queste risorse vadano in discarica e, di conseguenza, completamente sprecate? Apple, nell’ambito di un piano verde che prevede che tutta la società e tutti i processi diventino carbon neutral entro il 2030, ha messo in campo uno sforzo economico e produttivo molto importante per far sì che tutte le risorse naturali “fino all’ultimo granello” vengano recuperate e reinserite nel ciclo produttivo. Il robot Daisy, che abbiamo avuto la possibilità di vedere all’opera in uno stabilimento di Breda, nel sud dei paesi Bassi, è parte integrante di questo sforzo.

Che cos’è Daisy

Daisy è un robot in grado di prendere un iPhone (è compatibile con ben 23 modelli) e disassemblarlo completamente in un periodo di tempo molto breve, tra i tre e i cinque minuti, recuperando tutti i materiali, anche i più piccoli, di cui è composto e permettendo poi a questi stessi materiali di essere reimmessi nel ciclo produttivo evitando così gli sprechi. Daisy viene alimentato principalmente con prodotti che arrivano dal circuito della permuta, il “Trade In”. Si tratta di una possibilità offerta a tutti i clienti Apple per rimettere in circolo i propri prodotti obsoleti ricavando, nella maggior parte dei casi, anche uno sconto per l’acquisto di un nuovo modello. Il robot è in grado di processare fino a 200 unità all’ora, mentre ogni anno vengono completamente smontati oltre 1,2 milioni di iPhone: basti pensare che da una sola tonnellata metrica di schede logiche, circuiti e moduli per la fotocamera recuperati da Daisy è possibile recuperare lo stesso peso di oro e rame e oltre duemila tonnellate metriche di rocce. Nel solo 2021 attraverso Daisy si è evitato di disperdere nell’ambiente oltre 38mila tonnellate metriche di materiali ancora utilizzabili. “Il nostro obiettivo – ci spiega Sarah Chandler, senior director di Apple per l’Ambiente e l’Innovazione nella catena di approvvigionamento – è quello di costruire i nostri prodotti utilizzando solo materiali riciclati, e Daisy è una parte fondamentale di questo processo”. Recuperando, dunque, questi materiali si riduce la domanda di estrazioni di nuovi materiali e, a catena, si riducono la domanda di energia e le emissioni.

Come funziona Daisy nel dettaglio?

A Daisy vengono “dati in pasto” in continuazione iPhone arrivati a fine vita. Un primo scanner identifica il modello, dopodiché un braccio meccanico afferra il telefono e attraverso dei movimenti semplici, veloci ed efficaci viene separato lo schermo. In una fase successiva un altro braccio porta il telefono prima in una camera raffreddata a -70 gradi, temperatura che permette la rimozione semplice della batteria, poi in un’altra area dove piccoli cacciaviti e magneti rimuovono le viti. Infine un operatore “umano” controlla il lavoro di Daisy per ogni telefono e separa quelle piccole parti, soprattutto flessibili, che il robot non sarebbe capace di separare. Tutti i materiali finiscono in grandi vasche che vengono poi inviate ai centri di produzione, dove verranno reimmessi sul mercato in prodotti nuovi o ricondizionati. La differenza di questo robot con le tradizionali riciclerie è che riesce a recuperare praticamente tutto, anche quei materiali che invece tradizionalmente rimanevano “attaccati” al telefono, che non riuscivano ad essere separati o venivano dispersi.

L’impegno di Apple per l’ambiente

“Ci siamo resi conto molto presto – ci spiega ancora Chandler in un’interessante chiacchierata di fronte a Daisy – che avevamo bisogno di un modo migliore ed efficace con cui riciclare la nostra elettronica di consumo, evitando lo spreco e la perdita di materiali”. L’obiettivo di Apple, ci spiega ancora, è quello di sfruttare sempre meno la terra e di riciclare i materiali come terre rare, stagno, titanio, oro, legno, e ancora tungsteno, acciaio, carta, cobalto, litio, zinco e latta portando verso il 100% l’uso delle energie rinnovabili non solo in tutte le operazioni, ma anche in tutta la catena degli approvvigionamenti e in tutte le aziende partner. Tra l’altro recentemente Apple ha annunciato di aver introdotto l’oro riciclato certificato e di aver più che raddoppiato l’uso di tungsteno, terre rare e cobalto riciclati, arrivando a quota 20% di materiali riutilizzati nei prodotti commercializzati nel 2021. Per fare da esempio e ispirare sforzi simili l’azienda di Tim Cook ha deciso di offrire anche ad altri centri di ricerca e ad altri produttori di elettronica il know how di Daisy, in modo tale da poter creare nel mondo sempre più centri di disassemblaggio: “È qualcosa che ci rende molto orgogliosi – ci racconta Sarah Chander – perché sull’ambiente dobbiamo lavorare tutti insieme e per noi è davvero bello poter vedere come l’innovazione introdotta da Daisy possa diventare parte integrante della storia globale del riciclo”. Nel suo piccolo, Apple ci punta molto, quello che può fare il cliente è non lasciare i prodotti obsoleti nei cassetti ma rimetterli in vita attraverso il Trade In: solo lo scorso anno attraverso il programma di permuta sono stati recuperati oltre 12,2 milioni di device, che sono stati rimessi sul mercato come ricondizionati o sono stati smontati, dando vita a nuovi prodotti.


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