Daniele Semeraro

Giornalista

Underkitchen: il delivery dei piatti internazionali preparati dagli studenti


Nata con la missione di creare un network di cucine specializzate in consegne a domicilio nei laboratori delle scuole alberghiere italiane, la startup propone in tutta Italia, ma non solo, cibi internazionali di qualità e basso costo

Underkitchen è una startup innovativa a valore sociale la cui missione è la trasformazione delle scuole alberghiere italiane in laboratori della cucina internazionale. Un’idea venuta a quattro professionisti che hanno deciso di mettersi a disposizione delle scuole e degli studenti degli istituti alberghieri per creare un servizio di delivery a prezzi contenuti con piatti di cucina internazionale preparati all’interno dei laboratori scolastici e consegnati sfruttando la catena del freddo. Abbiamo incontrato due dei soci fondatori e abbiamo visto gli studenti all’opera all’interno della Scuola di Formazione della Cooperativa Sociale In-Presa a Carate Brianza, istituto che si occupa di formazione professionale, aiuto allo studio e accompagnamento al lavoro e si rivolge ai ragazzi in situazione di dispersione scolastica e a rischio di disagio sociale. Ma andiamo con ordine.

Come funziona e cosa troviamo su Underkitchen

Underkitchen ha una particolarità: quella di avere un sito e un’app progettati come se fossero un tabellone di un aeroporto, con voli in partenza per città differenti. Per prima cosa si sceglie dal tabellone la propria città di residenza, dopodiché si sceglie la destinazione e si scopre il piatto abbinato a quella destinazione: ad esempio il pollo vietnamita, la cucina creola, la crema di ceci libanese, il chili messicano, il gulash ungherese e così via. Oppure si può optare per un “giro del mondo”, cioè una selezione di diversi piatti di diverse tradizioni culinarie. Dopo aver fatto la propria ordinazione il pacco arriva a casa entro 24 ore (comprende cinque abbondanti porzioni, con un prezzo medio inferiore ai 5 euro a porzione) all’interno di una “freeze box”, cioè una busta refrigerata. A quel punto si può decidere se mangiare subito i piatti, rigenerando direttamente le buste al microonde o in acqua bollente oppure se conservare i piatti in freezer (fino a diverse settimane). Il cibo – l’abbiamo provato noi stessi – è molto buono e sembra appena cucinato. Al momento la produzione avviene all’interno della Multicenter School di Pozzuoli e il target, ci confessa l’amministratore delegato Carlo Schiavone, è riuscire a coprire tutte le città italiane ma anche quei paesi (come la Svizzera, ad esempio) dove il costo del cibo è molto alto. Tra le idee interessanti presenti all’interno dell’app anche la funzionalità “asta” che permette di fare offerte per piatti in scadenza e la possibilità di lasciare delle recensioni audio (un po’ come funziona con i messaggi vocali su Whatsapp).

La tecnologia in cucina

Il cibo preparato nei laboratori di cucina alberghiera viene subito abbattuto, messo sottovuoto, etichettato e preparato per essere spedito a domicilio. La filosofia di Underkitchen è quella di diffondere la cultura dell’”abbattuto” nelle scuole e nella ristorazione, anche in chiave anti-spreco: “Dieci anni fa – ci spiega un’altro dei soci, Giorgio Scarselli, ristoratore, ambasciatore del gusto e responsabile della comunicazione della startup – in una cucina professionale non esistevano strumenti ad alta tecnologia, si usava al massimo il sottovuoto. Abbattendo i prodotti subito dopo la loro preparazione a -18 gradi – ci spiega – non si vanno a intaccare le caratteristiche organolettiche e i prodotti possono essere consumati in maniera ottimale anche a distanza di tempo. Noi – prosegue – amiamo parlare di cibo surgelato artigianale”.

Il valore di Underkitchen per le scuole

Diffondere la cultura internazionale, fornire ai ragazzi nozioni diverse da quelle classiche facendo interpretare loro la cucina straniera e soprattutto creare un sistema di delivery diverso da quello che fanno altri competitor sono i principali motivi della creazione di questa startup, ci spiega ancora Carlo Schiavone. L’idea di trasformare un laboratorio di cucina in una vera e propria dark kitchen, cioè una cucina che lavora esclusivamente sul food delivery, è venuta ai fondatori osservando le esercitazioni delle scuole alberghiere, in cui spesso si cucina molto e parte del cibo viene eliminata. Dunque si evitano gli sprechi, si trasformano i laboratori delle scuole in impresa, si formano nuove competenze professionali (come ad esempio il food delivery strategist, lo chef esperto nella preparazione di piatti esclusivamente dedicati al mondo delle consegne a domicilio) e si insegna ai ragazzi a cucinare piatti diversi dal solito, come ci conferma Chiara Frigeni, dirigente scolastico della scuola di formazione della Cooperativa Sociale In-Presa di Carate Brianza: “Progetti come questo permettono di far entrare nelle scuole la cucina globale, che non è frequentemente affrontata durante la programmazione ordinaria, dando ai ragazzi la possibilità di essere poi assunti con un know-how maggiore rispetto ad altri; inoltre danno la possibilità alle scuole di diventare imprese nel vero senso della parola, e quindi di potersi proporre sul mercato”.


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