Daniele Semeraro

Giornalista

Bill McDermott: ecco come sta cambiando, con la tecnologia, il mondo del lavoro


Colloquio in esclusiva per l’Italia all’amministratore delegato di ServiceNow. “Il futuro del lavoro – ci racconta McDermott – è tutto incentrato sulle persone. Cosa mi preoccupa di più? La gestione della cybersecurity“

Come sta cambiando il mondo del lavoro, soprattutto dopo la pandemia, con il digitale? Quali sono le tecnologie in grado di rivoluzionare il modo di lavorare? Quali sono i trend che si affermeranno nei prossimi anni, tra metaverso NFT e blockchain. E, ancora, quanto deve preoccuparci il tema della cybersecurity? Abbiamo incontrato durante una sua visita a Milano in esclusiva per l’Italia Bill McDermott, businessman di lungo corso e grande esperto di tecnologia, dal 2019 amministratore delegato di ServiceNow, società che aiuta le aziende a gestire i flussi di lavoro digitali e ad aumentare e automatizzare la produttività, ed ex-ceo di SAP.

Come sta cambiando, soprattutto dopo la pandemia, il mondo del lavoro e qual è il futuro del lavoro?

“Il futuro del lavoro è tutto incentrato sulle persone: le persone lavoreranno da qualsiasi posto ed è compito delle aziende far star bene i propri dipendenti. Se non fai stare bene i dipendenti non sarai in grado di tenerteli stretti. Basti pensare che in tre aziende europee su quattro si stanno già verificando carenze di personale, soprattutto con competenze digitali. In Europa nei prossimi trent’anni ci sarà una carenza di 15 milioni di posti di lavoro digitali nella forza lavoro. Quindi bisogna iniziare adesso a reclutare, assumere, trattenere, formare e fare tutto pensando al digitale, perché i dipendenti si aspettano e si meritano una grande esperienza”.

Quanto è importante una nuova forma di leadership e organizzazione aziendale per far fronte a situazioni inaspettate, come pandemia, guerre, eventi catastrofici?

“La comunicazione è tutto. Bisogna essere in grado di ispirare una visione condivisa. La vera visione di un leader è quella di sviluppare un proprio seguito. E bisogna essere presenti, come un allenatore con la propria squadra. Non si può guidare un’azienda da dietro una scrivania, bisogna stare con le persone nel mondo reale”. 

Sono sempre più tecnologie in grado di abilitare nuovi processi, nuove possibilità e nuove professioni. Come vede il mondo del lavoro tra 20 anni?

“Il mondo del lavoro continuerà ad essere sempre più digitale, questa è l’era del business digitale, e la trasformazione digitale è qui per restare. Uno degli amministratori delegati con cui ho parlato recentemente mi ha detto: se diminuisci i tuoi investimenti a breve termine, cadrai nel medio termine e non sarai presente nel lungo termine, ed è vero al cento per cento. Se si guarda alle prime 30 società per capitalizzazione di mercato nel 1989 e nel 2022 si vede che non ce n’è una sola nell’elenco dopo trent’anni. Le cose cambiano molto rapidamente, bisogna essere digitali, bisogna guardare al cliente con in mente un “orientamento al servizio”. Tutto oggi è diretto al consumatore. Ma torno a dire: si tratta di persone, non si può offrire un’ottima esperienza ai clienti se prima non la si offre ai propri dipendenti. Tutto è incentrato sulle persone”.

Si parla sempre più di metaverso, NFT, blockchain; tecnologie ed esperienze in grado di rivoluzionare il modo di operare delle aziende. Nel mio lavoro quotidiano vedo sempre più aziende buttarsi a capofitto in questo mondo, è davvero questo il futuro che ci aspetta?

“Pensiamo al mondo virtuale: le persone si buttano nel virtuale perché cercano esperienze nuove, grandiose, e se lo meritano. La tecnologia ora offre questa possibilità. Ma, allo stesso tempo, i nuovi modelli di innovazione del business saranno ispirati a questo mondo virtuale: quando i tuoi clienti usciranno dal mondo virtuale si aspetteranno che il tuo prodotto è consegnato nella configurazione perfetta, con il prezzo perfetto, nel luogo perfetto, e quindi tutto deve essere seguito in maniera perfetta per i clienti. ServiceNow fa proprio questo: possiamo collegare l’azienda con il mondo reale orientando poi i servizi del mondo reale”.

Parliamo del futuro della tecnologia. Oltre a quelli già citati dove stiamo andando e quali sono, dal suo punto di vista privilegiato, i trend che più si affermeranno nei prossimi anni?

“Ci saranno oltre 750 milioni di nuove applicazioni costruite e usate nelle imprese, e si tratta di molte più applicazioni di quelle costruite nell’ultimo mezzo secolo. Quello stiamo osservando adesso è quella che io chiamo ‘la rivoluzione del cittadino sviluppatore’. Le aziende devono lavorare in maniera sicura per prendersi cura dei propri dipendenti e dei propri clienti, e allo stesso tempo devono sviluppare innovazione per differenziarsi dagli altri, e per fare questo bisogna seguire attentamente gli standard di piattaforma – come facciamo noi a ServiceNow – perché bisogna essere coerenti nel modo in cui si lavora, dall’inizio alla fine, con i clienti, e bisogna farlo in tempo reale”.

La cybersecurity è un tema sempre più fondamentale e probabilmente in futuro le guerre si svolgeranno soprattutto in questo campo: è preoccupato? Dobbiamo essere preoccupati da un mondo sempre più interconnesso?

“Certamente. Penso che sia la preoccupazione numero uno dei leader, nel settore pubblico o privato. Si è investito molto in sicurezza per le automazioni dei sistemi e nelle architetture di business. E questo è il punto: non esisteva un unico pannello in cui si possono osservare tutte le operazioni aziendali. E noi l’abbiamo inventato: abbiamo un unico pannello dove si possono vedere tutte le operazioni, dal modo in cui vengono progettati i prodotti fino al momento in cui vengono venduti. La chiave di tutto è avere una torre di controllo per la trasformazione digitale, è quello che facciamo in ServiceNow: una piattaforma integrata unica che fa tutto”.


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